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Immagine del redattoreAnna Stellari

Sesto pilastro: accettazione

Aggiornamento: 5 mar 2020

I pilastri della Mindfulness sono sette: non giudizio, pazienza, la mente del principiante, fiducia, non cercare risultati, accettazione, lasciar andare. In questo articolo parliamo di: accettazione.




Nella cultura occidentale il concetto di accettazione è sinonimo di passività. Accettare viene dipinto come sinonimo di ‘'abbassare la testa'’ per mancanza di forza, argomenti, coraggio o alla peggio carattere. Nella meditazione il significato di questo termine si ribalta.


Chi riesce ad accettare è colui che non re-agisce, ma sceglie di agire.


Non reagire vuol dire non rispondere in maniera automatica e disfunzionale agli avvenimenti che ci circondano. Se il nostro comportamento infatti è una reazione a quello che ci viene detto o fatto dall’esterno, saremo dei burattini nelle mani di chiunque dica o faccia qualcosa.


Se ad azione corrisponde una re-azione saremo sempre in balia di altro rispetto a noi. Da qui nascono tante frasi che ci ripetiamo: ‘'non so cosa mi sia preso'’ , ‘'non è da me',’ ‘'non volevo dire/fare questo'’ , ''non so perché continuo a fare lo stesso sbaglio'' , con relativi sensi di colpa che tutto questo comporta. Da qui nasce anche tanta stanchezza, tante giornate pesanti, perché reagire vuol dire assorbire tutto senza poter scegliere.


Immaginati come se fossi una casa. Una casa che non ha una porta. A qualsiasi ora del giorno o della notte chiunque può entrare, fare e dire ciò che meglio crede e tu sarai sempre li con due scelte davanti: dover difendere costantemente te stesso e ciò che ti appartiene oppure subire qualsiasi torto arrecato a te.


Accettare vuol dire costruire una porta con occhiello. Puoi guardare cosa c'è fuori e scegliere chi e cosa fare entrare. A chi e cosa rispondere. Quando e come vuoi farlo.


Paradossalmente l'accettazione in quest'ottica è intrisa di forza, coraggio, argomenti e carattere. Accettare vuol dire guardare con lucidità quanto è presente in quel momento e scegliere se e come agire.


Agire rispetto a quello che sentiamo, proviamo e soprattutto rispetto a quello che siamo.

Il nostro agito dovrebbe rispecchiare noi, non quello che ci viene detto o fatto.


Le nostre azioni sono una nostra responsabilità e non c'è situazione o provocazione che scappi davanti a questo concetto.


Facile? Mai detto. Impossibile? pensato più volte.


Eppure la meditazione è ti allena in tutti i modi.


Ti allena attraverso i pruriti che ti vengono e ti chiede di non grattare d'istinto, di pancia, di 're-azione spontanea'. Se vuoi grattarti puoi farlo, scegliendolo con la mente, con piena consapevolezza, con movimenti lenti e precisi.


Ti allena attraverso i pensieri che ti fa osservare praticando. Impari a guardarli senza perderti e senza farti travolgere. Esattamente come guardi dall'occhiello della porta.


La non accettazione è la vera passività. E' passività davanti agli automatismi di cui non siamo consapevoli e che di conseguenza non riusciamo a controllare e a dirigere.


Ci auguro di allenarci, allenarci e allenarci tanto.


Per la cronaca la mia porta con occhiello non è ancora finita, ma non ho smesso di lavorarci.


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