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Immagine del redattoreAnna Stellari

Be your place

Aggiornamento: 13 gen 2020

Be your place’ dice molto più di me di qualsiasi altra descrizione possa fare, è quello in cui credo, quello che mi ha portato a creare questo spazio, è un augurio, un promemoria, un obiettivo per me e per chi mi sta intorno e ovviamente, è una storia. Vi racconto la mia.




Mi trasferisco a Milano otto anni fa per studiare Psicologia. Sono cresciuta in Sicilia e la mancanza di casa è sempre stata tra le presenze più forti in questi anni, tanto da portarmi a chiedermi più volte se fosse la scelta giusta vivere a Milano.


Una sera, non ricordo più come, mi sono ritrovata a piangere in stanza. Ero così sicura di voler tornare a casa, era così chiaro dentro di me che ‘il mio posto’ non era quello che mi ritrovai a tranquillizzarmi da sola ripetendomi ‘calma Anna, ora ti vesti, facciamo le valige e andiamo via di qua, stai serena è tutto finito’.


Stranamente la certezza di non voler più stare li portò con se una calma che oggi riconosco più facilmente ma che all’epoca mi sorprese: non avevo più fretta di andare via, non c’era alcun bisogno di fare le valige quella sera. Ero sicura di voler andare, ma non volevo farlo in quel modo. Non volevo scappare, volevo un’uscita di scena più degna.


Quella sera feci una promessa a me stessa ‘Andrai via da qui quando avrai imparato ad apprezzare questa città, quando ti avrà donato qualcosa e quando tu avrai fatto lo stesso per lei’.


La calma di chi sa quello che vuole è impagabile, sapere che il mio soggiorno in quella città era temporaneo ha cambiato il mio modo di approcciarmi e di viverci e, cut a long story short, non sono più andata via da Milano.

A quel punto pensavo di aver trovato ‘il mio posto’ anzi i miei posti, ma sentivo che qualcosa non andava. Volevo placare la voce dentro di me che diceva ‘qualcosa non funziona’. Avevo fatto così tanta fatica ad ambientarmi e a vivere bene che mi dicevo ‘Dai Anna smettila, qual è il problema ora? no dico vogliamo rilassarci un attimo?’


Come avrete notato siamo in tanti nella mia testa, e vogliamo tutti parlare e dare la nostra visione delle cose

Arrivarono le vacanze di Natale, e ricordo perfettamente la sensazione che provai in aereo prima dell’atterraggio verso casa, stavo per rivedere la mia famiglia, casa mia, ‘il mio posto’ e stavolta non ci sarebbero stati saluti tragici al mio ritorno, perché anche Milano era diventata una seconda casa, un altro posto.

E proprio li, in aereo, di nuovo quella vocina: ‘qualcosa non va’.

Era tutto li come lo avevo lasciato l’ultima volta, ed è stato un bel Natale.

Qui arriva la parte più difficile da spiegare tanto che è la prima volta che scrivo questo pensiero nero su bianco e forse la prima volta che mi concedo di dirlo.

Come dicevo è stato un bel Natale ma qualcosa non andava davvero. Tornai a Milano sperando di placare quella sensazione che invece è rimasta invariata.



In ogni posto c’era qualcosa di meraviglioso e in ogni posto mancava qualcosa, stavo bene ma non riuscivo più a sentirmi a casa da nessuna parte.

Avete presente quando tornate a casa dopo una lunga giornata e vi lanciate sul letto? quando vi abbandonate fisicamente alla morbida comoda confortevole sensazione di qualcosa di sicuro che ti accoglie e dite ‘finalmente casa’ ? ecco a me mancava quella sensazione.

Mi sono sentita ingrata, pretenziosa e paranoica solo perché provavo quello che provavo, non ne ho fatto parola con nessuno e non ho avuto il coraggio di difendere quella che all’epoca era solo una sensazione e ad oggi penso sia tra le intuizioni migliori che io abbia mai avuto:

Be your place.


La continua ricerca di un posto, di un senso di appartenenza completo e totale mi ha portato a tanta sofferenza, non trovavo una soluzione, non sentivo più quella calma.

Mi sentivo sempre un pò fuori posto ovunque mi trovassi e non accettavo l’idea che fosse un mio problema. Non poteva essere così e se anche fosse poco cambiava, dovevo risolverlo.

Il mio posto, la mia casa, sarebbe stata dentro di me. Avrei investito il mio tempo, le mie fatiche, nell’unico posto che avrei portato con me per il resto della vita, me stessa.

Posso essere in qualsiasi posto, con qualsiasi persona, e può succedere qualsiasi cosa, ma avrò sempre un posto dove mi sentirò a casa, dove mi sentirò accettata accolta e amata, quel posto è in me, quel posto sono io.

Non possiamo dare la responsabilità di una cosa così importante ad un luogo fisico né ad una persona cara. Non possiamo pretendere che ci portino quella pace e quella tranquillità di cui sentiamo il bisogno altrimenti passeremo tutta la vita così, pieni di bisogni che cerchiamo di colmare in ogni modo e non sarà mai abbastanza. Niente e nessuno lo sarà perché quella quiete non può venire dall’esterno, ma unicamente da noi, dalla parte più profonda, da quella che molto spesso abbiamo silenziato e che invece è bene cominciare ad ascoltare.

Non sono nemmeno vicina all’idea che ho di questo posto di cui vi ho parlato, sto costruendo nuove stanze e buttando giù tanti muri, ma non ho più fretta, sono a casa.


La mia speranza, il mio augurio e il mio obiettivo è quello che ognuno possa scegliere, perché di una scelta si tratta, di costruire e di essere il proprio posto.


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1 Comment


Montse Garcia Gea
Oct 30, 2018

Ciao Anna, sono una donna di 35 anni, spagnola residente in Italia.

E’ molto interessante tutto ciò che sto leggendo in questo blog, il tuo modo di vedere le cose, ed il modo in cui ci sei arrivata a tutte queste conclusioni, che tante non ci azzardiamo a esprimere o non possiamo farlo nel modo giusto, ma penso ci ritroviamo in parte (o in tante) situazioni che spieghi con scrupoloso dettaglio.

Senza dilungarmi troppo...altrimenti farei un blog sul tuo blog e non è molto carino ... concretamente ho provato tutto e di più...sulla COSTANZA (il mio maggiore nemico… ) da qualche anno a questa parte o perso la forza, la determinazione, penso di aver perso di vista tanto ancora (…

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