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  • Immagine del redattoreAnna Stellari

Quinto pilastro: non cercare risultati

I pilastri della Mindfulness sono sette: non giudizio, pazienza, la mente del principiante, fiducia, non cercare risultati, accettazione, lasciar andare. In questo articolo parliamo di: non cercare risultati.


''Non cercare risultati'' sembra una frase in contraddizione con tutto quello che ci viene insegnato dal mondo della scuola, sport, lavoro, famiglia e relazioni personali.

Noi siamo i primi a cercare risultati perché senza abbiamo come l'impressione di restare a mani vuote.



Quindi perché la mindfulness lo cita come pilastro? non è semplice da spiegare ma ci proviamo. In primo luogo il risultato implica il raggiungimento di un punto. La mindfulness non considera nessun punto e nessuna fine.


Se la nostra intenzione è infatti quella di prenderci cura di noi stessi, essere consapevoli, essere presenti, come può esserci una fine?

Non c'è. Come non c'è fine all'acqua che ti serve per vivere. Ogni giorno provi semplicemente a bere più che puoi. Ci saranno giorni che andranno meglio e giorni che andranno peggio, ma non arriviamo ad un punto di fine né ad un risultato.


In secondo luogo non si cercano risultati perché non si crede ad un punto di 'fine' che una volta raggiunto resta stabile. La nostra vita è per forza di cose instabile e in bilico tra tante cose diverse. La meditazione è come se rafforzasse il filo in cui stiamo camminando, come se illuminasse la strada che abbiamo scelto di percorre.


Il risultato inoltre distoglie l'attenzione dal processo e in questo caso il 'processo' corrisponde alla nostra vita o meglio al modo i cui viviamo la nostra vita. Non esiste cosa più importante di questa.


La mindfulness però non dice che i risultati non esistano, ma piuttosto ci invita a non cercarli. A non fare del risultato, il nostro punto di interesse.


Quando durante una pratica di Mindfulness l'insegnante chiede al praticante ''com'è andata'' non è interessata al risultato, alla sensazione di benessere o malessere finale ma piuttosto a tutte le sensazioni che si sono susseguite durante la pratica. Eppure è sempre più facile per le persone raccontare come si sentono alla fine che come sono state durante.


L'idea implicita è che è il risultato quello che conta. Questo può essere vero in molti contesti diversi. Non lo è se stiamo cercando di fare un percorso di crescita personale, non lo è sicuramente quando stiamo meditando.


Un mio caro professore di università, parlando di libri mi disse ''non capisco perché le persone parlino ancora di spoiler se si dice il finale di un libro. Lo spoiler non esiste. Non è l'evento in sé ad interessarmi, perché ad oggi tutto è stato già scritto e detto, quello che mi interessa è come lo si dice, verso che strade mi conduci per farlo. Il percorso, non l'arrivo è importante''


Ecco senza saperlo forse parlava di questo pilastro, ''il percorso, non l'arrivo''


Ti auguro di intraprenderlo questo percorso, di iniziare per la prima volta, di riprendere da dove avevi lasciato o di proseguire, tutti comunque sullo stesso livello.

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