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  • Immagine del redattoreAnna Stellari

Una bellezza timida

Siamo stati abituati ad una bellezza facile e facilitata.

Dai ritocchi che possiamo apportare con la stessa semplicità alle nostre foto e ai nostri corpi.

Dai posti che possiamo visitare spostandoci con tutti i mezzi di trasporto disponibili.

Dalle opere d’arte che possiamo vedere già dagli schermi, tanto che poi quando ne vediamo una in presenza scegliamo di mettere le nostre spalle come aggiunta all’inquadratura.



Siamo stati abituati ad una bellezza facile e ora è tutto difficile.

Ora non si può uscire, ora i posti disponibili sono la cucina e il bagno, ora i ritocchi non bastano, nemmeno ai più esperti.


Qualche giorno fa a Milano, nella mia zona, c’è stata la ‘sanificazione dell'impianto idrico’ che in buona sostanza vuol dire che nel bel mezzo di una pandemia generale la tua acqua ha il sapore del cloro. Il mio coinquilino ha provato a farsi una pasta, ed è finita nella spazzatura.


Mi sono arrabbiata, molto. In un momento del genere non mi sembrava proprio il caso di pensare alle tubature. Poi mi sono fatta la doccia e sentendo il cloro sulla pelle quel fastidio si è trasformato in ricordo. Sembrano trascorsi secoli ma io facevo piscina e quel profumo mi ha fatto tornare indietro nel tempo. Mi è tornata in mente la fatica di asciugarsi quei lunghissimi capelli quattro volte la settimana e quella benedetta ostinazione di non volerli tagliare. Mi sono tornati in mente gli allenamenti, le gare perse, i costumi consumati.


Alle 18:00 siamo usciti dalla finestra e abbiamo cantato. Cantato nell'unica via di Milano penso dove nessuno canta, nessuno suona, nessuno festeggia. Una signora anziana però esce dal suo balcone, con una mantellina sulle spalle che ricorda più la Sicilia che la Lombardia. La salutiamo, mandiamo baci, ''signora cosa vuole ascoltare?'' e per due minuti la via ha ascoltato le nostre voci stonate cantare Mina, ma soprattutto ha ascoltato il sorriso della signora:''ci vediamo domani''.


Ieri sono scesa a buttare la spazzatura, felice, perché era un’occasione per fare due passi. Prima di rientrare, guardando in alto, ho visto le stelle. A Milano, in otto anni, non ho mai visto le stelle. E’ stato meraviglioso.


Siamo stati abituati ad una bellezza facile e facilitata. Ora invece le cose belle sono nascoste tra la spazzatura, i sorrisi malinconici e la puzza di cloro. Ora quella bellezza dobbiamo cercarla con insistenza e con determinazione. Dobbiamo scavare in profondità per trovare qualcosa che è sempre stata in superficie.


Stavolta la bellezza non è spavalda, non è irriverente, non si sente pronta a farsi guardare. Al contrario è timida, riservata, insicura e siamo noi a doverle dare una mano. Dobbiamo aiutarla a prepararsi, dobbiamo spingerla ad uscire allo scoperto. Dobbiamo implorarla di sussurrarci qualcosa quando solitamente urla fastidiosamente.


Siamo stati abituati ad una bellezza facile e facilitata. Ora la bellezza dobbiamo strapparcela dagli occhi.

Quando tutto questo finirà, perché finirà, quella bellezza timida voglio cercarla ovunque.

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