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  • Immagine del redattoreAnna Stellari

Le emozioni negative






Per i bambini è fondamentale riuscire a verbalizzare ciò che provano.

Comprendere e dare un nome a quello che stanno sentendo nel corpo è un passaggio importante e decisivo.


Iniziano a conoscere cos’è la rabbia quando non possono giocare fino a tardi, la tristezza quando devono separarsi da genitori e amici, l’ansia davanti ad una nuova situazione.


Esprimono quello che sentono sbattendo i piedi, urlando, piangendo, rompendo quello che gli capita sotto gli occhi perché non hanno parole per fare altrimenti. In queste situazioni raramente i genitori si fermano a spiegare o a chiedere cosa stanno provando: ‘’questa cosa si chiama rabbia, capita ai bambini e anche ai grandi, ed è normale, anche se senti la pancia che fa male, le mani che sudano, la voglia di correre e rompere tutto. Non si può rompere casa, per questo ti fermo, ma quello che senti ora tu è normale e lo sentiamo tutti qualche volta’’.


Con molta più probabilità si sintetizza dicendo ‘’questo non si fà’’. Ovviamente si fa riferimento ai gesti spropositati e lo si dice con le migliori intenzioni per educare al meglio. Quando però si cresce sentendosi dire ‘’questo non si fa’’ ogni qual volta si era probabilmente tristi o arrabbiati, si rischia di collegare l’emozione ‘’negativa’’ al ‘’non si fa’’, non solo i gesti.


Generalizzando possiamo dire che quando da bambini eravamo felici, gioiosi e tranquilli nessuno ci rimproverava. Quando eravamo arrabbiati, tristi o semplicemente irrequieti, arrivavano invece i problemi.


Inizia così la nostra prima identificazione di emozioni positive e emozioni negative.

Le prime possiamo esprimerle ricevendo consensi e complimenti da tutti, le seconde è meglio nasconderle.


Da adulti, cresciuti e maturi si spera, la storia si ripete e si evolve.

Ogni volta che sentiamo delle emozioni ‘’negative’’ risulta difficile esprimerle perché pensiamo che non vadano bene. Abbiamo il ricordo, più o meno consapevole dentro di noi, che sentirsi così è sbagliato, che noi siamo sbagliati e che così ‘’non si fa’’.


Si reprimono così tante emozioni nel corso del tempo che quando esplodono non si riesce più a distinguerne i pezzi.


Ti racconto una cosa. Lo faccio perché mia sorella ad oggi ha due bellissimi bambini.

Quando era in attesa di Noah, primo figlio, eravamo a Milano in vacanza tutta la famiglia.

In un momento di completa spensieratezza per tutti, lei ha avuto una minaccia di aborto. Premetto che mia sorella ha un carattere molto forte, razionale e lucido. In quel momento, mentre aspettavamo l’ambulanza, è rimasta composta e ferma. Le sono scese delle lacrime, una cosa davvero minima. Mio padre vedendola le disse ‘’non fare così, non piangere’’.


So benissimo cosa intendeva dire lui.

Vede sua figlia, che ama, stare male e semplicemente non vuole.

Vuole vederla felice, vuole il meglio per lei e lo vorrebbe in ogni momento questo è il motivo di quella frase. Le sue intenzioni erano le più nobili.

In quel momento però mia sorella avrebbe avuto tutto il diritto di piangere ed esprimere apertamente le sue emozioni.

In quel momento piangere era ‘’giusto’’ come poche cose al mondo e tirare fuori le sue emozioni non avrebbe fatto altro che del bene.


Sia ben chiaro infatti che sono emozioni ‘’negative’’ perché non è semplice nè piacevole sentirle e affrontarle, non perché facciano del male.

(Noah ad oggi ha tre anni ed è meraviglioso, per amor di cronaca).


Penso sia capitato a tutti di ricevere o di ‘’consolare’’ dicendo frasi del genere, ‘’non fare così’’, ‘’vedrai che passerà’’, ‘’non ti preoccupare’’, ‘’non è così grave come pensi’’.

Siamo cresciuti sentendocelo dire e a nostra volta lo ripetiamo in maniera automatica.


Non sappiamo come muoverci con le nostre di emozioni, figuriamoci con quelle degli altri. Ecco perché diciamo ‘’non fare così’’ perché siamo noi i primi a non sapere cosa farci altrimenti.


Seppur con le migliori intenzioni, quando diciamo ‘’non fare così’’ stiamo anche dicendo alla persona davanti a noi che quello che sente è sbagliato, che non dovrebbe ‘’fare così’’ appunto. Quando diciamo che ‘’passerà’’ stiamo minimizzando e sminuendo un problema che per quella persona, in quel momento, è enorme. Dicendo ‘’non ti preoccupare’’ stiamo dicendo che non c’è motivo per cui preoccuparsi, non c’è bisogno di farlo.


Anche quando la situazione non appare oggettivamente grave, bisognerebbe ricordarsi che noi vediamo sempre e solo un piccolo pezzo del problema di quella persona. C’è un mondo dietro che non conosciamo, quindi mostriamo almeno rispetto se non riusciamo ad essere comprensivi.


Disperarsi non serve a nulla ci mancherebbe, ma quando diciamo di ‘’non farlo’’ a cosa serve esattamente la nostra frase? Lo diciamo ripeto perché non riusciamo noi a gestire la situazione più che per aiutare l’altra persona.


Voglio chiederti una cosa. A te hanno mai fatto stare realmente bene quelle frasi? a me no, non è mai capitato, ma ho ben chiaro cosa mi sarebbe piaciuto ricevere e cosa a mia volta ho intenzione di dare in momenti delicati come quello di cui ti ho parlato prima.


Silenzio e ascolto. Ascolto e silenzio.


Ascoltare davvero. Entrare in contatto con la persona, con le sue paure, con i suoi pensieri e con tutto ciò che non riesce o non vuole esternare. Possiamo regalare alla persona che ci sta davanti le quattro cose più preziose che esistono: il rispetto, il tempo, la libertà e l’amore.


Il rispetto per quel momento, il tempo per esprimersi, la libertà di sentire quello che si sente e l’amore che non ha bisogno di capire per comprendere.


Vogliamo la presenza di qualcuno che sia li per noi, con cui condividere il proprio dolore non qualcuno con cui doverlo nascondere o minimizzare. Abbiamo tutti bisogno di sentirci e mostrarci con le nostre debolezze per acquisire nuova forza.


Non si cerca per forza una soluzione e non sempre c’è purtroppo, ma noi invece abbiamo sempre la possibilità di esserci.


Penso sia importante dare il permesso, prima di tutto a noi stessi e poi alle persone a noi care di provare ciò che provano con la massima libertà.


Se lasciamo emergere le nostre emozioni, qualsiasi esse siano, succede poi qualcosa di spettacolare: si trasformano. Questa è la loro bellezza. Se le lasciamo libere di esprimersi non rimangono uguali a se stesse ma si trasformano in qualcosa di nuovo.


Si mischiano con altro, cambiano volto e colore.


Ti auguro di concedere a te stesso e a chi ti circonda, di provarle queste ‘’emozioni negative’’ e di stupirvi insieme della forma che assumeranno.

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