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Immagine del redattoreAnna Stellari

Fermiamoci

Hanno detto che Milano non si ferma e poi hanno usato questa frase per altre città. Purtroppo non è vero. Milano come tante altre città in questo momento sono ferme o per meglio dire sono in ginocchio.





A non fermarsi siamo noi.


Non si ferma l'egoismo dilagante di chi sceglie di tornare nella casa che ha lasciato a 18 anni per farsi consolare dai genitori che sta mettendo in pericolo con la propria presenza.


Non si ferma la voglia di trasgredire, sottovalutare e minimizzare per il l'incoscienza di farlo.


Non si ferma il pensiero del ''se lo faccio solo io, che male c'è'' senza capire che se questo pensiero diventa di tutti ci ritroveremo presto al collasso.


Non si ferma il proliferare di voci che dicono tutto il contrario di tutto, senza avere un minimo di professionalità, di coscienza e di senso civico.


Io non sono una virologa, non sono una giornalista, non sono un medico ma sento la responsabilità di dire qualcosa: fermiamoci.


Abbiamo sicuramente sottovalutato questo problema, io per prima. Adesso però il paese di cui ci lamentiamo giornalmente è ad un passo da una crisi che non conosce precedenti ed è nostro dovere di cittadini, di figli, di genitori, fare qualcosa. Una tra tutte: fermiamoci.


Stiamo nel luogo in cui ci troviamo in questo momento senza prendere d'assalto treni, aerei e autobus. Proviamo a restare a casa sfruttando questo tempo che diciamo sempre di non avere e che ora è tutto per noi.


Questa emergenza è concentrata soprattuto nel nord del nostro paese e questo è un bene tra i mali, perché la Lombardia gode di un servizio sanitario che funziona, che va avanti, che sta sputando sangue. Per quanto il nostro servizio sanitario sia Nazionale, non in tutte le restanti parti d'Italia funziona così.


Sono Siciliana e tra 5 giorni sarei dovuta tornare a casa, il mio volo non è stato cancellato e io potrei tornare tranquillamente visto che la residenza non è mai stata spostata dalla meravigliosa isola che mi ha cresciuto. Non lo farò, non tornerò.


Vorrei abbracciare ora come non mai tutta la mia famiglia ed è per loro che conserverò gli abbracci quando tutto questo sarà finito. Perché questa emergenza passerà, perché questo lo racconteremo come un anno iniziato male e andato peggio, ma noi qualcosa dobbiamo farla.


Proviamo a stare fermi. A fare la spesa in modo normale, a non uscire ed evitare tutti i possibili contatti. Proviamo a non diffondere odio, a non incolpare nessuno ma ad assumerci le nostre responsabilità. Chiamiamo su skype chi amiamo e conserviamo i baci per dopo.


Finirà e andrà tutto bene ma lo farà se ogni persona si sentirà responsabile della situazione in cui ci ritroviamo. Possiamo scegliere di usare la testa, possiamo ancora fare un passo indietro. Senza creare allarmismi, senza panico, possiamo fare qualcosa.


Fermiamoci a riflettere, ragionare, riposarci. Fermiamoci per rispetto delle nostre persone care. Fermiamoci per rispetto di tutti i medici, infermieri e personale sanitario che non si può fermare. Fermiamoci per rispetto di tutti i proprietari di attività che hanno dovuto chiudere la loro unica fonte di sostentamento senza poter fare altrimenti. Fermiamoci per rispetto del Paese in cui siamo nati e che si trova ad affrontare un'emergenza senza sapere se gli strumenti per affrontarla basteranno.


Facciamo dei piccoli, davvero piccoli, sacrifici per qualcosa che è più importante della nostra voglia di fare festa, scoprire il mondo, dimostrare l'affetto a chiunque. Fermiamoci.


La paura è un'emozione e come tale non possiamo controllarla. Come reagire ad essa è invece una scelta: facciamo la scelta giusta.

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